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Mons. Staglianò a Biancavilla cita Renato Zero: “Gesù, non ti somigliamo più”

Redazione SME

Un ciclone di entusiasmo e di passione è stato il passaggio a Biancavilla di Mons. Antonio Staglianò, che, nel contesto delle celebrazioni giubilari in onore di Maria Ss. dell’Elemosina, lunedì 22 agosto ha officiato la S. Messa in Santuario, con la partecipazione dell’Azione Cattolica del Vicariato, delle Orsoline e delle Comunità Neocatecumenali che hanno animato la celebrazione.

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Atteso e accolto da un gran numero di fedeli, Mons. Staglianò ha offerto con generosità la sua parola, accompagnata dalla sua naturale e immediata capacità comunicativa. Ha predicato per ben 27 minuti, tenendo incollati i fedeli alle sue parole e al suo argomentare appassionato sulla fede.
“La speranza non ci basta più. Poveri uomini. Poveri. Gesù, non ti somigliamo più – ha detto citando i versi dell’ultimo brano di Renato Zero, intitolato ‘Gesù’. La speranza umana non regge se non è fondata su qualcosa di più grande. Il cristianesimo è centrato sul grande Mistero dell’Incarnazione di Dio.

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Esso ci mostra che non possiamo essere autenticamente umani se non a partire da colui in cui Dio ci ha mostrato il suo progetto per noi. Credere in Dio, infatti, significa credere in ciò che Dio crede per noi”.
Il suo insegnamento ha toccato l’essenza della fede cristiana, che si caratterizza per il fatto di essere una “via di umanizzazione”, come ha sottolineato, ricordando che i cristiani dei primi decenni dopo Cristo venivano indicati come “quelli della via”: “in questo – ha detto Mons. Staglianò – Maria ci è luminoso esempio, con la sua fede, con la sua dedizione al progetto di Dio, anche quando questo va contro le nostre aspettative. Lei, che ha dato la carne al Figlio di Dio, ci mostra come non sia possibile dirsi cristiani senza un modo di vivere che corrisponda alla sequela di Gesù, all’imitazione del suo amore: dare la vita per gli altri”.

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Mons. Staglianò ha ricordato, tra le altre cose, l’importanza di confessarsi e di chiedere perdono a Dio, perché “il perdono ci rigenera”.
Dopo l’Eucaristia, Mons. Staglianò si è intrattenuto con i fedeli presenti.
Quindi, ha raggiunto a piedi piazza Annunziata, gremita da centinaia ragazzi e alcuni adulti, per l’iniziativa “Aperitivo col Vescovo”, voluta dall’Associazione “Maria Ss. dell’Elemosina” e promossa in collaborazione con la Consulta di Pastorale Giovanile del Vicariato.

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Dopo aver sorseggiato una bibita, Mons. Staglianò ha preso la parola, a partire dal brano di Mengoni “L’essenziale”, introducendo in tal modo i suoi giovani ascoltatori, seduti ai tavoli del pub, nei discorsi sulla metafisica per giungere a parlare dell’essenza dell’amore: “l’amore è un’arte – ha detto citando il filosofo Fromm – che si impara a partire da ciò che si riceve. Come gli occhi non possono guardare senza la luce esterna, così il cuore non può amare senza un amore che lo accenda e lo riscaldi.
Dobbiamo imparare ad amare, dal momento che ‘siamo fatti per amare, nonostante noi’, come canta Nek.

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Chi ci insegna ad amare? La società dell’ipermercato? Le telenovelas? Solo Gesù ci mostra cos’è l’amore vero. A questo suo amore io ho creduto, per questo mi sono fatto prete, e per questo sono qui stasera in mezzo a voi, per dirvi che di questo amore di Gesù si può vivere, perché esso è la strada per diventare veramente uomini. Solo seguendo lui possiamo comprendere il significato di parole e dichiarazioni d’amore, che altrimenti rischiano di essere ‘vuote e stupidi parole’ (ancora Mengoni)”.

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Ha strappato più di un applauso il Vescovo di Noto, parlando ai ragazzi calamitati dalla sua audacia e da uno stile immediato e diretto, capace di superare ogni stereotipo sugli uomini di Chiesa. Con un ardore apostolico innovativo, che evoca lo zelo predicatore dell’Apostolo Paolo, Mons. Staglianò si è fatto spazio nella mente e nel cuore dei presenti, catturati da un uomo che parla loro con i testi di quelle canzoni che hanno ascoltato e cantato tante volte, probabilmente senza neanche immaginare che ci potesse essere tanta profondità. Nell’ascoltato tornavano alla mente le parole di San Paolo, a proposito della spinta a predicare il Vangelo con ogni mezzo e  in ogni occasione opportuna e inopportuna.

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“È vero che nasciamo tutti da un uomo e una donna, ma non basta questo per essere umani. Occorre avere il ‘coraggio di essere umani'” ha detto cantillando il noto brano pop.
E ha aggiunto: “‘Sono un peso per me stessa, sono un vuoto a perdere; sono diventata grande senza neanche accorgermene’. Questo è il pericolo da scongiurare – ha detto, con riferimento al brano di Noemi – quello di diventare ciò che non vorremmo, altro da noi stessi. Perché non occorre soltanto diventare umani, ma occorre anche restare umani”. Ciò ha detto anche a proposito di un uso perverso di cellulari e giochi virtuali, come il PokemonGo, che isolano, impedendo di poter guardare negli occhi e osservare il dolore che magari si porta dentro chi ci sta accanto.

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Alternando con disinvoltura aneddoti giocosi, filosofia, letteratura e Vangelo, con piccoli spezzoni di famose canzoni, il Vescovo è andato avanti per una lunga ora. Subito dopo, su richiesta di alcuni giovani, ha imbracciato una chitarra classica, intonando alcuni brani, tra cui una sua inedita canzone, una preghiera per una persona che non c’è più.

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A chiudere la serata è stato il canto praticamente unanime dei presenti della canzone ‘Credo negli esseri umani’ di Mengoni.
Ampi stralci della serata sono stati registrati e immortalati dai ragazzi presenti.
Alla nostra redazione Mons. Staglianò ha offerto tre pensieri che proponiamo in registrazione.
Una serata da ricordare per la città di Biancavilla.